Il tumore del pancreas, al pari di quello polmonare, è considerato un B-killer per la sua elevata aggressività e la difficoltà nel trattamento. Una delle principali problematiche risiede nella diagnosi tardiva. Il tumore pancreatico, infatti, è spesso asintomatico nelle fasi iniziali e si manifesta con dolori addominali che possono essere confusi con altre patologie epatiche o biliari. Quando la diagnosi viene effettuata, solo il 10-15% dei pazienti risulta operabile. Percentuale che nei centri specializzati può salire fino al 20%.
Per l’80% dei pazienti, invece, la malattia è già in stadio avanzato al momento della diagnosi. In particolare, il 40% presenta metastasi e si trova quindi al quarto stadio. Il restante 40%, invece, ha un tumore localmente avanzato che potrebbe diventare operabile solo in caso di risposta positiva alla chemioradioterapia neoadiuvante. Tuttavia, negli ultimi anni, la ricerca ha aperto nuove prospettive terapeutiche, tra cui le tecniche ablative loco-regionali, che potrebbero rappresentare un’arma efficace nel controllo della malattia.

Approcci ablativi nel trattamento del tumore del pancreas
L’ablazione percutanea rappresenta un’opzione terapeutica innovativa per il trattamento del tumore del pancreas. In alcuni centri vengono già eseguiti trattamenti di radiofrequenza in open, cioè durante una laparotomia mediana, inserendo gli aghi direttamente nel tumore per indurre la necrosi con il calore. Oltre alla radiofrequenza, anche le microonde stanno emergendo come possibile alternativa.
Tuttavia, tra le varie metodiche ablative, la crioablazione sembra al momento quella associata al minor numero di complicanze. Questa tecnica, già impiegata con successo nel trattamento di tumori polmonari ed epatici, sta dimostrando risultati promettenti anche nel pancreas, sebbene la casistica sia ancora limitata.
La crioablazione: risultati preliminari e prospettive future
Nella nostra esperienza, la crioablazione è stata utilizzata esclusivamente per il trattamento di pazienti con tumore pancreatico localmente avanzato. Finora, abbiamo trattato dieci pazienti, nove dei quali con tumore localmente avanzato e uno con una lesione pancreatica di 3 cm, non operabile per l’età avanzata del paziente (81 anni). Inoltre, due pazienti con metastasi da tumore renale sono stati sottoposti a crioablazione per masse di 6 cm e 3,5 cm, in combinazione con farmaci antiangiogenetici.
I risultati finora ottenuti sono incoraggianti. Due dei pazienti trattati sono ancora in vita dopo cinque anni senza recidiva locale. Non abbiamo riscontrato complicanze gravi, a differenza di quanto riportato in letteratura per la radiofrequenza e le microonde. In particolare, la radiofrequenza è stata associata a decessi direttamente correlati al trattamento. Dall’altra parte, le microonde hanno mostrato un’incidenza di complicanze del 42% (3 pazienti su 7). Al contrario, nella nostra esperienza con la crioablazione, solo un paziente ha manifestato dolore post-procedurale significativo. Questo gestito con analgesici e con un ricovero prolungato di una settimana. Tutti gli altri pazienti sono stati dimessi il giorno successivo all’intervento, in condizioni generali soddisfacenti.
Monitoraggio post-trattamento e selezione dei pazienti
Come per i tumori trattati con ablazione nel polmone o nel fegato, anche per il pancreas è fondamentale un attento follow-up per valutare l’efficacia del trattamento. I pazienti vengono monitorati tramite ecografia o, preferibilmente, risonanza magnetica, come attuiamo noi solitamente.
I candidati ideali per la crioablazione sono quei pazienti con tumore pancreatico localmente avanzato che non possono più beneficiare della chirurgia e che non rispondono alla chemioterapia. In questi casi, la crioablazione potrebbe rappresentare un’opzione terapeutica valida. Non solo per il controllo della malattia, ma anche per migliorare la qualità della vita dei pazienti riducendo la sintomatologia dolorosa.

Verso un approccio combinato: la sinergia con la radioterapia per trattare il tumore del pancreas
Sebbene al momento non esistano evidenze definitive in letteratura, si ipotizza che l’associazione della crioablazione con la radioterapia stereotassica possa portare a risultati ancora più promettenti. Se il tumore è di piccole dimensioni ma non asportabile chirurgicamente, un approccio combinato potrebbe aumentare le probabilità di controllo locale della malattia e, in alcuni casi, persino di guarigione.
La combinazione tra crioablazione e radioterapia potrebbe consentire una significativa riduzione della massa tumorale, migliorando la risposta alla terapia radiante e offrendo nuove possibilità terapeutiche. Anche per quei pazienti che attualmente non dispongono di alternative efficaci. La collaborazione tra specialisti in oncologia, radioterapia e chirurgia sarà dunque fondamentale per ottimizzare questa strategia terapeutica e migliorarne i risultati.
Dunque, ricapitolando, proviamo a tirare un po’ le somme.
La crioablazione rappresenta una tecnica ablativa promettente per il trattamento del tumore pancreatico localmente avanzato. Sebbene la casistica sia ancora limitata, i dati preliminari indicano un profilo di sicurezza migliore rispetto ad altre metodiche. Tra l’altro, con un’incidenza di complicanze significativamente ridotta. Il follow-up attento e l’integrazione con altre terapie, come la radioterapia stereotassica, potrebbero ampliare le prospettive di utilizzo di questa tecnica. Il tutto offrendo ai pazienti nuove opportunità di trattamento e migliorando la loro qualità di vita.
In attesa di studi clinici più ampi e di linee guida specifiche, questa tecnica rappresenta già oggi una valida alternativa per tutti quei pazienti non operabili. Aspetto che consente così un controllo locale della malattia e una potenziale estensione della sopravvivenza.