La crioablazione è una tecnica innovativa che sfrutta il congelamento dei tessuti a temperature inferiori a -20°C, seguito da un lento scongelamento. Questo processo causa nella cellula neoplastica uno shock termico che ne compromette le funzioni vitali, portandola dunque alla morte. Tale principio si è dimostrato particolarmente efficace nel trattamento di diversi organi, tra cui il rene e la prostata. Ambito in cui è stata inizialmente sviluppata e impiegata con successo dagli urologi. Oggi, la crioablazione si estende al trattamento di altre neoplasie, comprese quelle polmonari, rappresentando una valida alternativa a trattamenti più invasivi. Come avviene la crioablazione del tumore? Come si è sviluppata in Italia? Partiamo dalle diverse applicazioni di questa tecnica.
Crioablazione del tumore: tutti i campi di applicazione
Oltre al polmone, come anticipato, la crioablazione viene impiegata nel trattamento di tumori alla mammella, al pancreas, al rene, al surrene e persino alle metastasi ossee e linfonodali. Questa tecnica ha un’applicazione potenziale anche per tumori delle parti molli, incluse le masse endo-addominali e muscolari. Del resto, la versatilità della crioablazione si deve alla sua precisione e alla ridotta invasività, garantita dall’uso di sofisticati strumenti computerizzati e crio-aghi sottili che minimizzano il trauma per il paziente.
La tecnologia della crioablazione del tumore: ecco come funziona
Il funzionamento è molto semplice, intuitivo, ed è quello descritto in apertura dell’articolo. Ad oggi, la crioablazione sfrutta un gas specifico, l’argon per il congelamento del tumore in sostituzione delle vecchie tecniche basate sull’azoto liquido. L’uso di crio-aghi sottili permette un accesso mirato e controllato alla zona tumorale, che viene quindi raggiunta sotto guida radiologica. Una volta posizionati correttamente all’interno del tumore, i crio-aghi eseguono cicli di congelamento e scongelamento ripetuti due volte per assicurare la completa distruzione delle cellule tumorali.
Durante il primo ciclo, le cellule tumorali adiacenti alla sonda vengono rapidamente distrutte dal congelamento. Nel successivo scongelamento, invece, si verifica un accumulo di acqua nelle cellule, che porta a un’ulteriore frammentazione delle stesse durante il secondo ciclo di congelamento. Questo processo non solo elimina il tumore, ma può anche stimolare una risposta immunitaria dell’organismo, grazie al rilascio di antigeni interni delle cellule neoplastiche. Tale risposta potenzia il controllo immunitario sulle eventuali cellule residue, migliorando così l’efficacia a lungo termine del trattamento.
Crioablazione polmonare: storia e sviluppi in Italia
In Italia, la crioablazione polmonare è stata introdotta nel 2008 presso l’Ospedale Oncologico “Businco” di Cagliari, uno dei primi centri a sperimentare questa tecnica. I primi trattamenti sono stati eseguiti su cinque pazienti, tre con metastasi provenienti da tumori primari in altre sedi e due con tumori primitivi polmonari inoperabili. Questi pazienti erano stati selezionati in quanto non idonei per la chirurgia tradizionale, a causa dell’età avanzata o di comorbidità significative. La crioablazione ha offerto loro una soluzione efficace, specialmente in casi dove la radioterapia era già stata utilizzata o risultava controindicata.
I benefici della crioablazione rispetto alla chirurgia e alla radioterapia
Uno dei principali vantaggi della crioablazione polmonare è la possibilità di evitare interventi chirurgici invasivi, poiché il tumore viene distrutto attraverso il congelamento. Il tumore necrotizzato viene quindi lentamente riassorbito dal corpo, lasciando solo piccole cicatrici al posto della massa tumorale. Questo approccio riduce notevolmente lo stress per il paziente e minimizza i rischi di complicazioni, in particolare per coloro che soffrono di problemi respiratori e per i quali la chirurgia o la radioterapia comporterebbero un ulteriore peggioramento della funzione polmonare.
La radioterapia tradizionale, ad esempio, sebbene efficace, può compromettere la capacità respiratoria nei pazienti affetti da patologie broncopolmonari croniche. Al contrario, la crioablazione consente di evitare questo problema, preservando la funzionalità respiratoria e migliorando la qualità di vita dei pazienti, che possono così evitare il supporto continuo di ossigeno.
Dunque, per concludere, la crioablazione del tumore si rivela particolarmente utile per pazienti con metastasi o tumori primitivi non operabili, offrendo una valida opzione terapeutica che migliora non solo la sopravvivenza ma anche il benessere generale. Essendo una procedura minimamente invasiva, si adatta perfettamente a pazienti che non possono tollerare interventi chirurgici complessi o che hanno già subito numerosi trattamenti oncologici.
Una tecnica che rappresenta un’innovazione significativa nell’ambito della radiologia interventistica e che continua a evolversi negli anni, offrendo soluzioni terapeutiche sempre più efficaci e sicure per i pazienti affetti da neoplasie complesse.